Negli ultimi anni, l’edilizia è profondamente cambiata: la crescente attenzione da parte dell’opinione pubblica nei confronti della sostenibilità ambientale, per esempio, ha fatto sì che fossero rivalutati metodi di costruzione tradizionali e materiali naturali, provenienti da fonti rinnovabili.
Il “vecchio” ha quindi davanti a sé un nuovo, radioso futuro?
Scopriamolo insieme.
Metodi di costruzione tradizionali: la terra battuta
Uno dei metodi di costruzione tradizionali tornati in voga è, per esempio, la terra battuta. Nel mondo, di grandi opere realizzate con questa tecnica ne esistono moltissime, dalla Grande Muraglia Cinese all’Alhambra.
Oggi, la terra battuta è stata riscoperta come eccellente materiale di costruzione, ma arricchita con cemento.
Originariamente, infatti, le costruzioni in terra battuta consistevano in un impasto formato da terra, acqua e uno stabilizzatore naturale, che poteva essere urina o sangue animale oppure fibre vegetali. Quest’ultimo è stato invece rimpiazzato dal cemento, che offre maggiori resistenza e stabilità.
Ciononostante, l’ingrediente fondamentale rimane la terra, rigorosamente locale; di conseguenza, è possibile risparmiare sul trasporto dei materiali, sia in termini economici che a livello di impatto ambientale.
Metodi di costruzione tradizionali: il revival della volta nubiana
Un’altra tecnica di costruzione tornata alla ribalta è la celebre volta egizia nubiana, attualmente molto (ri)utilizzata nella zona del Sahel, il territorio dell’Africa sub sahariana compreso tra il deserto del Sahara (a nord), la grande savana del Sudan (a sud) e, rispettivamente a est e a ovest, il Mar Rosso e l’Oceano Atlantico.
La ragione della riscoperta della volta nubiana è dettata da esigenze di sopravvivenza: nel Sahel, infatti, la maggioranza della popolazione versa in condizioni di estrema povertà; da un lato, la crescita demografica e la conseguente deforestazione – avvenuta in tempi straordinariamente brevi – ha dimostrato l’insufficienza dei metodi di costruzione con legno e paglia, dall’altro, utilizzare l’ondolux come alternativa per la realizzazione dei tetti si è rivelata una scelta fallimentare.
Da qui, l’idea di tornare alla volta nubiana, una tecnica utilizzata nell’antico Egitto per costruire tetti a volta utilizzando blocchi di fango essiccato, in modo da evitare l’impiego del legno.
Tra i metodi tradizionali di costruzione, la volta nubiana si è distinta come uno dei più sostenibili, tanto che l’associazione che ne ha promosso l’uso, la Nubian Vault Association (AVN), è stata premiata nel 2016 durante i World Habitat Awards.
Metodi di costruzione tradizionali: dall’Europa terra e fibre per edifici ecofriendly
In Inghilterra e in Francia, per centinaia di anni, le case sono state costruite utilizzando una miscela di terra e fibre, tecnica poi abbandonata a favore delle moderne metodologie di costruzione.
Con il progetto CobBauge, un pool di ricercatori ha di recente riscoperto questa tecnica, implementandola in modo da soddisfare gli standard più severi dei regolamenti edilizi.
Alla base del composto resta sempre la terra locale, con l’obiettivo ultimo di ridurre le emissioni di CO2 e diminuire i rifiuti di costruzione.
Metodi di costruzione tradizionali tra funzionalità ed estetica
Lasciando un momento da parte il discorso relativo alla sostenibilità – che comunque, ricordiamo, rimane il motivo principale per cui sono state riscoperte antiche tecniche costruttive – il revival dei metodi di costruzione tradizionali è dovuto anche ad esigenze estetiche.
Un esempio perfetto è quello del dougong cinese, un antico sistema di staffe in legno utilizzato un tempo per sostenere le gronde sporgenti delle pagode senza necessità di ricorrere ai chiodi.
La tecnica, molto antica, è stata utilizzata in tempi recenti per realizzare stupefacenti opere architettoniche, dal Café Kureon in Giappone al colossale China Art Museum.
Metodi di costruzione tradizionali: materiali green e performanti
È arrivato il momento di aprire una doverosa parentesi riguardo ai materiali dell’architettura tradizionale che, al pari di molte delle tecniche che abbiamo preso in considerazione, stanno conoscendo un crescente successo.
Tra questi, il cotto fatto a mano è senza dubbio uno dei più versatili e apprezzati. Il prodotto viene lavorato in modo completamente artigianale, senza l’ausilio di macchine industriali e si distingue per la sua straordinaria bellezza, che ne fa uno dei materiali più richiesti tanto per gli interni quanto per l’outdoor.
Il cotto fatto a mano offre numerosi vantaggi, dall’ottima resistenza all’acqua alla durabilità nel tempo, passando per la resistenza al gelo e ai costi contenuti.
Un materiale molto interessante e sempre più oggetto di studio per gli addetti ai lavori è la canapa, oggi utilizzata per produrre mattoni ecosostenibili, in grado di garantire un ottimo isolamento termico e, di conseguenza, il massimo comfort.
Un materiale molto utilizzato fin dall’antichità è anche il sughero, attualmente riscoperto da chi si occupa di bioedilizia per la realizzazione di pavimenti, soffitti e muri: eccellente isolante termico e acustico, il sughero è anche un materiale completamente green e perfetto per costruire (o ristrutturare) una casa all’insegna dell’ecosostenibilità.
Metodi di costruzione tradizionali: legno sì o legno no?
Il legno è uno dei materiali tradizionalmente più impiegati in edilizia.
D’altra parte, un massiccio utilizzo del legno comporta il taglio di numerosi alberi e dunque si pone un dilemma: costruire con il legno è una scelta sostenibile o no?
La risposta non è univoca, perché dipende da numerosi fattori.
Per esempio, laddove il legname impiegato per la costruzione proviene da foreste gestite secondo i criteri della silvicoltura sostenibile (così come avviene nel caso delle case prefabbricate in legno, oggi molto di tendenza), per ogni albero tagliato ne viene piantato uno nuovo.
Nelle zone dove la deforestazione ha incrinato l’ecosistema presente (come abbiamo visto per l’area del Sahel), il legno non si pone invece come un’alternativa architettonica sostenibile dal punto di vista ambientale e, proprio per questo, è stato sostituito con materiali e tecniche di costruzione tradizionali capaci di assicurare un minore impatto ambientale.