Si è parlato spesso del fatto che l’Unione Europea voglia riqualificare gli immobili esistenti negli Stati membri affinché siano ecosostenibili.
Il provvedimento, soprannominato Case Green 2030, è stato votato lo scorso marzo e prevede effettivamente la realizzazione di interventi di efficientamento energetico per poter vendere gli edifici.
Ma scopriamo più nel dettaglio com’è strutturata questa iniziativa e cosa comporta per i possessori di case in Italia.
Case Green 2030: di cosa si tratta?
Lo scorso 14 marzo 2023 è stato approvato il testo della direttiva cosiddetta Case Green 2030, che definisce gli obiettivi energetici per gli immobili presenti negli Stati membri per il periodo compreso tra il 2030 e il 2050.
Entro i 24 mesi dall’entrata in vigore della direttiva, gli Stati dovranno legiferare in materia, anche se attualmente siamo ancora in una fase di negoziazione e, di conseguenza, potrebbero venire apportate modifiche al testo.
In ogni caso, la direttiva attualmente a disposizione ha un profilo – e delle linee guida – ben definite, alle quali anche l’Italia dovrà adeguarsi.
Case Green 2030: da cosa nasce l’esigenza di una direttiva sui consumi degli edifici
La necessità di ridurre le emissioni inquinanti è sempre più stringente, se si intende rispettare l’obiettivo definito nell’Accordo di Parigi, che prevede un aumento massimo della temperatura globale di 1,5°C.
Anche le case dove viviamo inquinano: secondo gli studi effettuati su tutto il territorio europeo, gli edifici comportano il 40% del consumo complessivo di energia e il 36% delle emissioni di gas serra.
Secondo le indagini, inoltre, il 75% degli immobili presenti nell’UE è insufficiente dal punto di vista energetico.
Da qui, l’idea di realizzare una direttiva volta a promuovere l’implementazione dell’efficienza energetica degli edifici, con l’obiettivo ultimo di arrivare al 2050 con emissioni zero da parte degli immobili.
Case Green 2030: il Piano Nazionale di Ristrutturazione
All’interno della direttiva europea Case Green 2030 e, in particolare, nell’articolo 3, è stabilito che ogni Stato membro dovrà attuare un Piano Nazionale di Ristrutturazione, secondo i principi dell’efficienza energetica.
Il PNR si attuerà, concretamente, attraverso azioni specifiche:
- Un censimento degli immobili presenti sul territorio, inclusi quelli di valore storico e architettonico, di cui vanno stabilite l’epoca di costruzione e la zona climatica in cui sono inseriti;
- Una panoramica dell’effort edilizio possibile nelle diverse zone, anche grazie alla presenza di imprese del settore;
- Un cronoprogramma da rispettare per arrivare all’obiettivo emissioni zero del 2050;
- L’elenco delle politiche da intraprendere per rispettare il cronoprogramma;
- Un’attenzione ulteriore per le famiglie più vulnerabili, in particolare quelle che abitano negli alloggi di edilizia popolare.
Case Green 2030: cosa fare con gli edifici esistenti?
La direttiva Case Green 2030 non si applica solo alle nuove costruzioni, ma anche agli edifici esistenti, soprattutto per quanto riguarda l’isolamento termico e gli impianti energetici.
In particolare, vengono indicati come necessari interventi quali l’installazione del cappotto termico e la produzione di energia rinnovabile, come il solare.
Incoraggiata anche l’adozione di tecnologie digitali (vedi domotica) che consentono di monitorare e gestire al meglio i consumi energetici degli edifici.
Case Green 2030: la polemica italiana
La direttiva Case Green 2030, come abbiamo accennato, prevede la messa in atto di provvedimenti volti all’efficientamento energetico degli edifici step by step.
Per esempio, per quanto riguarda gli edifici pubblici, si dovrà raggiungere la classe energetica E entro il 2027 e D entro il 2030, mentre per gli edifici residenziali le scadenze sono, rispettivamente, nel 2030 e nel 2033.
L’approvazione della direttiva ha suscitato molte polemiche in Italia, data la massiccia presenza di edifici di valore storico e architettonico.
In realtà, però, il documento prevede che ogni Stato membro definisca delle esclusioni, tra cui rientrano anche i luoghi di culto, le officine, gli edifici agricoli non residenziali, i fabbricati indipendenti del volume calpestabile inferiore ai 50 mq.
Case Green 2030: il Passaporto di ristrutturazione
Nell’articolo 10 della direttiva Case Green 2030 si parla anche del Passaporto di ristrutturazione, un documento, sottoscritto da professionisti abilitati, che consentirà di avere un quadro chiaro e completo dello stato energetico degli edifici.
Nel Passaporto di ristrutturazione saranno contenute anche altre informazioni importanti, come l’elenco degli interventi da attuare e i relativi tempi, nonché i costi delle varie fasi della ristrutturazione.
Per essere valido, il Passaporto di ristrutturazione deve avere precisi requisiti:
- L’essere in formato digitale;
- Venire rilasciato da un professionista qualificato;
- Contenere i costi stimati di ciascun intervento;
- Includere tutti i lavori di ristrutturazione da attuare step by step entro il 2050 per migliorare l’efficientamento energetico degli edifici.